L’epidemia di Covid19 ha avuto impatti significativi su tutti gli aspetti della nostra vita. Il modo di vivere l’ambiente domestico è cambiato notevolmente, questo significa che nel futuro prossimo assisteremo a una ridefinizione dello spazio per abitare e, dunque, a un nuovo modo di progettare la casa.
Jennifer Anderson, membro del Real Estate Council di Forbes, anticipa quali saranno i temi da tenere d’occhio nella progettazione delle case nel futuro post-coronavirus.
La cucina tra dispense e aree break
Fare scorta di cibo in questi mesi ha significato anche fare i conti con lo spazio a disposizione per conservarlo. Sarà frequente la richiesta di cucine più spaziose, con pensili più capienti e organizzati e un certo spazio da destinare a frigoriferi e freezer per conservare cibo a lungo termine.
Lavorare da casa sarà un’abitudine che rimarrà anche al termine dell’epidemia; le cucine d’ora in poi potrebbero avere un angolo dedicato alla preparazione del tè, del caffè e di spuntini veloci, del tutto simile all’area break degli uffici.
Ambiente di lavoro flessibile
Ricavare uno spazio di lavoro all’interno della casa è diventata un’esigenza primaria. Nelle abitazioni che non prevedono uno spazio interamente dedicato, la postazione di lavoro può integrarsi all’arredo o essere allestita in spazi di risulta, come il sottoscala. L’esigenza di avere spazi da perimetrare all’occorrenza potrebbe decretare un’inversione di tendenza a scapito dell’open space, in voga negli ultimi anni.
Verde outdoor e luce naturale
Lo spazio esterno diventerà una priorità per tutte le tipologie di case. Si assisterà alla conversione dei giardini residenziali in piccoli orti privati per la coltivazione del cibo. Nelle città ad alta densità si prediligeranno gli appartamenti con affacci e balconi. Per quelli che invece non avranno accesso alle aree esterne, la luce naturale, fondamentale per il benessere psico-fisico dell’uomo, sarà uno dei principi guida della nuova progettazione.
Sicurezza e igiene
Mai come adesso la casa dovrà essere un luogo sicuro. Il concetto stesso di sicurezza si è allargato fino a comprendere aspetti legati alla salute e al benessere degli abitanti. Le case post-coronavirus enfatizzeranno la separazione tra “ambiente domestico” e “mondo esterno”, per questo occorrerà ripensare lo spazio d’ingresso, che potrebbe comprendere anche aree di “decantazione” che fungano da filtro per tutto ciò che è introdotto in casa dall’esterno. Per quanto riguarda gli interni e i materiali di finitura, salubrità e facilità di pulizia saranno i criteri di scelta; ceramica liscia e acciaio inox potrebbero tornare di moda.
Le case del futuro saranno anche smart e includeranno dispositivi intelligenti volti, non solo al monitoraggio della qualità dell’aria e dell’acqua, ma anche alla riduzione del contatto con le superfici (interruttori, maniglie, etc.).
La progettazione degli impianti vedrà progressivamente l’abbandono dei sistemi ad aria, potenzialmente pericolosi per la propagazione di virus, a favore degli impianti a pannelli radianti.
L’alterazione dell’ambiente domestico, a seguito di una pandemia, ha già dei precedenti storici. Alcuni sanitari d’uso comune, come le vasche da bagno incassate e i lavabi su piedistallo, emersi nel primo dopoguerra, sono un’eredità dell’influenza denominata “spagnola” del 1918.
Allo stesso modo, alcune delle suddette soluzioni architettoniche, entreranno a far parte della cultura dell’abitare al punto che – sostiene la Anderson – tra qualche anno, sarà impensabile poter vivere in altro modo.
Credits: Envato Elements
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