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Ricerca Scientifica

Nel particolare momento storico che stiamo vivendo, a causa della recente epidemia di Covid-19, che ha portato alla luce la vulnerabilità delle nostre supply-chain e l’inadeguatezza delle nostre abitudini di consumo, accorciare la catena di approvvigionamento dei prodotti agroalimentari, sarebbe quanto mai necessario per la creazione di comunità locali più resilienti.

Un recente studio dell’Università di Sheffield ha tracciato i contorni di uno scenario possibile evidenziando come la conversione ad uso agricolo del verde urbano e privato dell’omonima cittadina britannica produrrebbe frutta e verdura in quantità tali da superare il fabbisogno locale.

Sheffield conta una superficie verde di 10.600 ettari, pari al 45% della sua totale estensione. Parte di questa è già destinata a colture, mentre il resto, costituito per il 40% da giardini privati e per il 15% da parchi e verde stradale, secondo lo studio dei ricercatori britannici potrebbe essere utilizzato per la coltivazione di cibo.

Se Sheffield scegliesse di coltivare tutta questa superficie disponibile - cioè tutti i giardini, i parchi e il verde ai bordi delle strade - ci sarebbe abbastanza spazio da dedicare alla produzione giornaliera di frutta e verdura ben 98 metri quadrati di terreno per ogni residente. Per comprendere l’entità di questo numero basta considerare che attualmente il settore agro-alimentare del Regno Unito registra un rapporto di superficie pro capite pari a 23 metri quadrati, che è comunque sufficiente a soddisfare il fabbisogno di frutta e verdura del Paese. Ciò significa che la conversione di tutte le aree verdi di Sheffield, potenzialmente idonee, sarebbe sufficiente a sfamare 709.000 persone, ben oltre i 518.000 abitanti della cittadina.

Tuttavia, non è realistico pensare di trasformare tutti i giardini privati in orti, così come privare la città di parchi pubblici. Per questo motivo i ricercatori di Sheffield hanno elaborato anche una stima più conservativa secondo la quale, considerando la conversione del solo 10% delle aree idonee, si produrrebbe frutta e verdura sufficiente a coprire il fabbisogno di 87.375 persone.

Lo studio, pubblicato su Nature Food, ha evidenziato anche la disponibilità di superfici adatte alla coltivazione sui tetti di Sheffield; si tratta di circa 32 ettari, che potrebbero essere destinati alla realizzazione di serre con condizioni termo-igrometriche regolate per colture ad alta densità e ad alto rendimento come quella di pomodori, attualmente quasi totalmente importati da altri Paesi.

Se pensiamo che soltanto il 16% della frutta e il 53% della verdura nel Regno Unito è coltivato localmente, appare ancora più evidente il ruolo che le città possono svolgere per rendere l’approvvigionamento alimentare più sostenibile. Il caso di Sheffield infatti può essere esteso all'intero Paese, poiché rappresentativo di tutte le aree urbane del Regno Unito in termini di superficie verde destinabile a coltura.

Proiettando i risultati di questo studio su altre città, considerando la presenza di edifici potenzialmente adatti ad ospitare colture di tipo idroponico, il principio di città produttrici di frutta e verdura assume validità globale.

Credits: Envato Elements

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