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il primo magazine sulla sostenibilità applicata


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Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato. Così scriveva Edgar Allan Poe quando ancora il viaggio rappresentava nell’immaginario collettivo un sogno da vivere non appena possibile.

Viaggiare infatti è sempre stato sinonimo di libertà e di scoperta del mondo esterno ma anche interiore.

Oggigiorno la leggerezza e la spensieratezza con le quali si pensava al semplice uscire di casa sono state totalmente sostituite dal sentimento della paura e dell’incertezza.

Il Coronavirus infatti sta generando giorno dopo giorno una crisi esponenziale che oltre a riguardare l’ambito sanitario, ha travolto anche l’industria del turismo, avendo enormi impatti che si ripercuoteranno in questo settore per molto tempo.

L’aspetto più disarmante è che attualmente è ancora molto difficile poter immaginare quando si potrà ricominciare a viaggiare e come cambieranno le modalità di viaggio.

Per l'attuale crisi del COVID-19, non esistono regole e per questo motivo non si riesce a dare una risposta giusta a queste domande in quanto la realtà è in continuo cambiamento.

Inoltre, la scala globale di questa pandemia di coronavirus la rende continuamente in espansione.

In un recente articolo del World Economic Forum, il World Travel and Tourism Council (WTTC) ha considerato che questa pandemia potrebbe generare un taglio di 50 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo proprio nel settore del turismo e dei viaggi individuando l’Asia come il Paese che dovrebbe essere maggiormente colpito.

L’entità dell’impatto bisogna comunque ricordare che dipenderà principalmente dalla durata che avrà l’epidemia nel mondo in quanto qualora si aggravassero ulteriormente le condizioni di diffusione del virus e si inasprissero le misure di contenimento, sarebbero ancora più incidenti le conseguenze.

L'equivalente di una perdita di tre mesi di viaggi globali nel 2020 potrebbe portare a una corrispondente riduzione dei posti di lavoro tra il 12% e il 14%”, ha affermato inoltre il WTTC.

Un aspetto importante che però bisogna ricordare è che le persone continueranno a conservare il desiderio di viaggiare e probabilmente questa spinta sarà ancora più forte dopo queste restrizioni. L’unico reale e fondamentale vincolo sarà la paura per la propria salute e quella degli altri. E questo pensiero ci porta a capire che le persone saranno di sicuro molto più caute, avranno bisogno di capire ma anche di vedere in modo tangibile cosa verrà fatto per la loro sicurezza. Sia le compagnie di trasporto sia le strutture ricettive dovranno ripensare in maniera sostanziale e soprattutto credibile alle loro politiche di viaggio e soggiorno.

Quando si riuscirà ad arrivare alla fase di ripresa da questa crisi, sarà importante che tutti gli operatori turistici di settore condivideranno alcuni principi pratici che potranno aiutare l’intera industria del turismo.

Questa “nuova normalità” dovrà comprendere cambiamenti di ogni tipo, dalle misure e pratiche igienico-sanitarie a nuove modalità di viaggio. Alcuni esempi concreti potrebbero essere:

  • nelle prenotazioni, sia di viaggio sia di permanenza nelle strutture ricettive, si potrebbe avere maggiore flessibilità e deroghe per l’annullamento o la ri-prenotazione;
  • i voli aerei potrebbero essere ripensati nel numero di passeggeri per evitare un sovraffollamento eccessivo di persone così come per i treni e i pullman;
  • per poter riavvicinare i turisti al mondo delle crociere così ampiamente danneggiato potrebbero diventare più economiche e le società che le costruiscono potrebbero riconfigurare il design delle navi da crociera attualmente in costruzione per avere cabine più grandi e riorganizzare gli spazi comuni incentivando la distanza tra le persone;
  • per riuscire a trasmettere sicurezza e controllo della salubrità dei luoghi turistici e dei mezzi di trasporto, dovrà essere cambiato il modo di monitorare e pulire gli ambienti con cui i turisti interagiranno e anche la comunicazione chiara e verificabile;
  • si potranno incentivare i viaggi di lavoro per stimolare la ripresa delle compagnie aeree;
  • inoltre, si avrà l’incredibile opportunità di risolvere in modo serio, scientifico e a questo punto inevitabile tutte le questioni relative al viaggiare sostenibile nel rispetto dell’ambiente.

Quest’ultimo punto dà l’opportunità di affrontare il concetto di overturism e cioè un termine che è stato coniato per descrivere il momento esatto in cui il turismo invece che portare effetti positivi ne genera di estremamente negativi in qualsiasi luogo del mondo in cui si verifica. Overturism può essere messo in relazione al concetto di sovraffollamento, di persone o di mezzi. Credo che al giorno d’oggi, sia decisamente inutile sottolineare quanto la condizione di sovraffollamento possa portare a conseguenze devastanti sia sulla salute degli esseri umani sia su quella dell’ambiente circostante.

La sostenibilità riguarda infatti l’agire dell’uomo in modo equilibrato nel contesto in cui vive e si sposta. Di conseguenza anche il suo agire “momentaneo” da turista porta con sé un’impronta alle volte indelebile del suo passaggio. Un singolo uomo quindi sarà portatore di cambiamento e a maggior ragione lo sarà una intera collettività.

Poiché l'industria del turismo avrà come obiettivo prioritario quello di riconquistare la propria posizione e il proprio business, dovrà sicuramente affrontare la ripresa con un approccio collettivo e condiviso tra i Paesi del mondo affinché possa essere reciprocamente coordinata e vantaggiosa con un ringraziamento da parte dell’intero ecosistema naturale se verrà fatto con il giusto mix tra economia e sostenibilità.

 Credits: Envato Elements

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