A prima vista questa opera è destinata a essere vista come un oggetto relativamente semplice, elegante, costruito con materiali naturali, con ondulazioni sottili che avvolgono idealmente lo sguardo. A un esame più attento, tuttavia, si scopre che, proprio come un anemone di mare, la superficie è in realtà un accumulo di migliaia di aste flessibili e leggere.
Ciascuna delle aste è inserita nella struttura a profondità graduale, creando un effetto ondulato. Questa ondulazione in costante modifica ha uno scopo preciso: evocare un senso di curiosità per la costruzione, per il suo eventuale uso, per la sua tattilità, favorendo materialmente forme differenti e personalizzate di interazione. Gli elementi sono stati progettati con un obiettivo prioritario: favorire l'interazione con uno spazio differente, fatto con materiali toccabili da vicino e apparentemente inutile o senza scopo.
In realtà, solo in questo modo apparentemente solo artistico, si sviluppa nell'osservatore un rapporto diverso con l'architettura sostenibile nel senso più puro del termine: uno spazio fatto di materiali naturali, dove il modo in cui sono montati tra loro con forme sinuose e la maniera in cui queste di adattano all'uomo e allo spazio circostante sono alla radice dell'intero intervento.
Si tratta di una sorta di alfabeto formale e sensoriale che accompagna verso la comprensione, e in futuro magari anche la scelta, di linguaggi compositivi diversi, molto più vicini a una architettura attenta all'ambiente, al territorio, e alle persone che lo devono abitare.