Io ho un amico, di quelli che in ogni età sogni di avere per perderti a parlare dell'iperuranio ossia del nulla e del tutto che poi sono la stessa cosa. Gli iperurani possibili poi cambiano a seconda dell'età, ma sempre tali restano: sono tutto ciò che è lontano, irraggiungibile, irrisolvibile, quei temi da sesso degli angeli, da perdita di tempo, da caffè che si fredda o gelato che si scioglie mentre preso dalla foga gesticoli e scopri, parlando, domande che non ti sei mai fatto o opinioni che non ti conoscevi.
Uno dei nostri temi caldi degli ultimi tempi è banale, un tema che tutti noi sicuramente stiamo provando in maniera diversa a gestire: il bene e il male dove hanno la loro linea di confine? Tutto quello che sta accadendo, il ciarpame che affolla i nostri notiziari, i cialtroni che si riciclano all'infinito, la indifendibilità dei peggiori ignorata e derisa, ma anche l'esatto contrario come i gesti eroici di generosità silenziosa e di sopravvivenza a tutto, che parte di noi rappresentano? Noi da che parte stiamo, a chi assomigliamo di più?
Assomigliamo a tutti e due. E come tali siamo la fusione perfetta del peggio e del meglio che possano esistere. La differenza sta solo nel dosaggio che decidiamo volta per volta di dare alle parti, ma non nella esistenza o meno di entrambe.
Il mio amico iperuranico l'altra sera, sapendo di sciogliere o perlomeno allentare l'arcano, ha tirato fuori dal cappello un libercolo scritto nel 1952 da Italo Calvino: Il visconte dimezzato. Un racconto breve, un romanzo piccolo ma disarmante come tutti i libri di Calvino.
È la storia impossibile e fantastica di un uomo che in guerra viene tagliato in due da una cannonata, e inizia due vite parallele, una da "buono" e una da "gramo", ossia cattivo, anzi perfido. I danni dell'uno vengono mitigati dall'altro, ma entrambi hanno vite mozze e insopportabili. Finché il destino li porterà, dopo un duello all'ultimo sangue, a riunirsi di nuovo e a essere un tutto che finalmente recupera un suo senso.
Fin qui la scoperta non è delle più epocali: che siamo un mix complesso di bene e di male lo sapevamo già.
Quello che forse non ricordiamo mai è che il loro equilibrio non è risultato della ragione ma della guerra, e il loro bilanciamento è frutto di un duello che si vuole violento perché sia efficace. Significa che fino in fondo è bene che conosciamo il peggio di noi e della società in cui viviamo, perché è solo in questo modo che sapremo dare un volto al meglio che si è allontanato ma sta per tornare. E lo dovremo convincere con la forza e con la lotta a restare.